martedì 8 marzo 2016

Homework #9

La macchina protagonista ne “La coscienza di Zeno” è l’uomo. Zeno Cosini, nel suo ruolo di malato immaginario intento ad analizzare se stesso, scopre in ogni sua azione i meccanismi che muovono non solo la propria coscienza ma anche il proprio corpo. Ed è proprio il pensiero della complessità di tutti gli ingranaggi che compongono la macchina uomo la causa della sua malattia.
 L’assimilazione del corpo umano ad una macchina è evidente in un passo particolare del romanzo, dove l’autore, riferendosi ai cinquantaquattro muscoli coinvolti nell’azione del camminare, parla di “macchina mostruosa” e attribuisce la propria claudicazione alla mancata lubrificazione dei suoi congegni:
 “A quel groviglio di congegni pareva mancasse ormai l’olio e che, movendosi, si ledessero a vicenda.

Altrove si mette in luce il meccanismo della respirazione, che viene assimilato ora ad un orologio:
Pieno di rispetto mi fermai per qualche tempo dinanzi alla porta di quella camera nella quale il povero Copler col suo rantolo, dal ritmo tanto esatto, misurava il suo ultimo tempo;
ora ad una locomotiva:
Vanno così le locomotive che trascinano dei pesi enormi: emettono degli sbuffi regolari che poi s’accelerano e finiscono in una sosta, anche quella una sosta minacciosa perché chi ascolta può temere di vedere finire la macchina e il suo traino a precipizio a valle.

Il concetto di uomo come macchina trova il suo apice nella conclusione del romanzo, dove si evince come la macchina pensante che è l’uomo sia stata capace di creare nuove macchine,  “gli ordigni”,  che costituiscono un’estensione della macchina uomo , garantendo un ampiamento delle sue funzionalità:
I suoi primi ordigni parevano prolungazioni del suo braccio e non potevano essere efficaci che per la forza dello stesso”.
Calate nel contesto della prima guerra mondiale, queste osservazioni si riferiscono soprattutto alle armi da guerra.
Tuttavia gli ordigni  vengono intesi quali prolungamento del corpo umano anche quando non sono finalizzati ad azioni di forza e prevaricazione. Una macchina che accompagna buona parte del racconto è il violino e in quei passi sembra quasi che il corpo umano sia descritto quale strumento musicale e il violino ne sia un suo prolungamento:
Anche l’essere più basso quando sa che cosa sieno le terzine, le quartine o le sestine, sa passare dalle une alle altre con esattezza ritmica come il suo occhio sa passare da un colore all’altro. Da me, invece, una di quelle figure, quando l’ho fatta, mi si appiccica e non me ne libero più, così ch’essa s’intrufola nella figura seguente e la sforma. Per mettere al posto giusto le note, io devo battermi il tempo coi piedi e con la testa, ma addio disinvoltura, addio serenità, addio musica. La musica che proviene da un organismo equilibrato è lei stessa il tempo  ch’essa crea ed esaurisce.
Per saper far ciò, basta disporre di un organismo ritmico, una mano sicura e una capacità d’imitazione.
L’organismo può essere qui interpretato quale una macchina capace di svolgere una funzione particolare, cioè quella di produrre musica, tanto che quello di Zeno appare quasi come una macchina difettosa.
La descrizione del corpo umano in tali termini prosegue ed è ancora più evidente con l’assimilazione della voce ad uno strumento musicale:
Poiché la voce umana sapeva produrre varii suoni non era giusto di considerarla quale uno strumento solo. Anche il violino allora avrebbe dovuto essere considerato quale un conglomerato di strumenti.

Tuttavia, al termine della narrazione, Svevo afferma che la tecnica ha progredito in maniera tale che “oramai l’ordigno non ha più alcuna relazione con l’arto”.  

Dunque, l’attenzione non è più rivolta alla macchina uomo ma alle macchine che vengono create dall’uomo  e la cui proliferazione rischia di indebolire l’uomo stesso, dal momento che la sua forza viene riposta sempre più in qualcosa di esterno al suo corpo: “Gli ordigni si comperano, si vendono e si rubano e l’uomo diventa sempre più furbo e più debole. Ciò - secondo Svevo – è responsabile della perdita della selezione salutare che determina l’evoluzione:  “La legge del più forte sparì per essere sostituita dalla “legge del possessore del maggior numero di ordigni”, sotto la quale “prospereranno malattie e ammalati.

Homework #6

Tassonomia della macchina

I modelli su reticolo possono essere studiati da un punto di vista teorico, coniugando metodi analitici e metodi numerici, o sperimentalmente, grazie alla possibilità di intrappolare atomi freddi in reticoli ottici e controllarne le interazioni.

1. Tecniche analitiche
  1.1. Campo medio
  1.2. Bosonizzazione
  1.3. Gruppo di rinormalizzazione
  1.3. Bethe Ansats
2. Metodi numerici
 2.1. NRG (Numerical renormalization group)
 2.1. DMRG (Density matrix renormalization group)
 2.2. QMC (Quantum Monte Carlo)
3. Macchine sperimentali
 3.1. Reticoli ottici
 3.2. Laser
 3.3. Fasci di atomi
 3.4. Lenti
 3,5. Camere a vuoto
 3.6. Trappole magnetiche

Homework #7

1) La macchina elettrica

“Ero andato da quel medico perché m’era stato detto che guariva le malattie nervose con l’elettricità. Io pensai di poter ricavare dall’elettricità la forza che occorreva per lasciare il fumo.
Il dottore aveva una grande pancia e la sua respirazione asmatica accompagnava il picchio della macchina elettrica messa in opera subito alla prima seduta, che mi disilluse, perché m’ero aspettato che il dottore studiandomi scoprisse il veleno che inquinava il mio sangue.”


 2) Il corpo umano

“Il mio desiderio di salute m’aveva spinto a studiare il corpo umano. Egli, invece, aveva saputo eliminare dal suo ricordo ogni idea di quella spaventosa macchina. Per lui il cuore non pulsava e non v’era bisogno di ricordare valvole e vene e ricambio per spiegare come il suo organismo viveva. “

“Tullio s’era rimesso a parlare della sua malattia ch’era anche la sua principale distrazione. Aveva studiato l’anatomia della gamba e del piede. Mi raccontò ridendo che quando si cammina con passo rapido, il tempo in cui si volge un passo non supera il mezzo secondo e che in quel mezzo secondo si movevano nientemeno che cinquantaquattro muscoli. Trasecolai e subito corsi al pensiero alle mie gambe a cercarvi la macchina mostruosa. Io credo di avercela trovata.  Naturalmente non riscontrai i cinquantaquattro ordigni, ma una complicazione enorme che perdette il suo ordine dacché io vi ficcai la mia attenzione.
Uscii da quel caffè zoppicando e per alcuni giorni zoppicai sempre. Il camminare era divenuto per me un lavoro pesante, e anche lievemente doloroso. A quel groviglio di congegni pareva mancasse ormai l’olio e che, movendosi, si ledessero a vicenda. Pochi giorni appresso fui colto da un male più grave di cui dirò e che diminuì il primo. Ma ancora oggidì, che ne scrivo, se qualcuno mi guarda quando mi movo, i cinquantaquattro movimenti s’imbarazzano ed io sono in procinto di cadere.”


3) La locomotiva 

“Scrivendo, anzi incidendo sulla carta tali dolorosi ricordi, scopro che l’immagine che m’ossessionò al primo mio tentativo di vedere nel mio passato, quella locomotiva che trascina una sequela di vagoni su per un’erta, io l’ebbi per la prima volta ascoltando da quel sofà il respiro di mio padre. Vanno così le locomotive che trascinano dei pesi enormi: emettono degli sbuffi regolari che poi s’accelerano e finiscono in una sosta, anche quella una sosta minacciosa perché chi ascolta può temere di vedere finire la macchina e il suo traino a precipizio a valle.”


 4) La macchina da scrivere

“Carmen stava esercitandosi alla macchina da scrivere, tutt’assorta a rintracciarvi le singole lettere.”

“Si fece dare la macchina da scrivere e, correntemente, come se avesse scritto sotto dettatura, con gesti più ampi di quanto esigesse un lavoro utile alla macchina, stese la prima favola. Porgeva già il foglietto a Luciano, ma si ricredette, lo riprese e lo ripose apposto nella macchina, scrisse una seconda favola, ma questa gli costò più fatica della prima tanto che dimenticò di continuare a simulare con gesti l’ispirazione e dovette correggere il suo scritto più volte.”


 5) La macchina fotografica


“Ognuno dinanzi alla macchina fotografica assume un altro aspetto ed io guardai altrove sdegnato con me stesso d’indagare quelle facce.”

lunedì 29 febbraio 2016

Homework #8

                                     

Homework #5

                                                 

                                               

Homework #4

Computer: la parola computer deriva dal verbo inglese to compute. L'etimo latino è composto da com = cum (insieme) e putare (tagliare, rendere netto) e significa propriamente 'confrontare per trarre la somma netta'. In inglese, il termine indicava originariamente un essere umano, incaricato di eseguire dei calcoli.

Laser: dall'inglese laser, sigla di Light Amplification by Stimulated Emission of Radiation (amplificazione della luce mediante emissione stimolata di radiazioni), 1962.

Reticolo: dal latino reticulum o reticulus, dim. di 'rete'.




Homework #3

                                   

        Apparato sperimentale per il raffreddamento e l'intrappolamento di atomi.
        [Figura presa da http://phys.columbia.edu/~zlab/#.]

Sistemi fermionici o bosonici descritti da Hamiltoniane tipo Hubbard possono essere simulati raffreddando gli atomi o le molecole e intrappolandoli in un reticolo ottico. Il sistema viene realizzato sfruttando fasci laser contropropaganti.